Cassino e San Filippo Neri

Cassino e San Filippo Neri



BIBLIOGRAFIA

CAMMINO DI SAN FILIPPO NERI

 

San Filippo Neri nasce nel 1515 a Firenze e muore a Roma nel 1595, scritti sulla sua vita se ne trovano molti, i principali sono quelli di Antonio Gallonio (Roma 1556-Roma 1605) e di Pietro Giacomo Bacci (Arezzo 1575-Roma 1656), due Filippini, uno suo contemporaneo, l’altro lo seguì dappresso.

Il Gallonio, che scrisse il primo nel 1600, cioè solo sei anni dopo la morte del Santo, fu più breve e scrisse ciò che vide e ciò che gli fu attestato da deposizioni giurate di trecento testimoni.

Il Bacci scrisse ventidue anni dopo, basandosi sui processi per la canonizzazione del Santo; Vita del b. Filippo Neri fondatore della congregatione dell’oratorio è una scrupolosa catalogazione dei fatti, dei miracoli, e delle virtù del Padre.

Si ipotizza che egli possa essere il Pierotto nel film “Preferisco il Paradiso” del 2010 con Proietti, ovvero il bambino che salva dalla polmonite.

 

Nel 1670, volendo pubblicare in Roma la ventesima edizione della Vita italiana del Bacci, ne prese a curare la stampa Giacomo Ricci (Roma 1624- Roma 1703), dell’ordine dei Predicatori, il quale gli fece molti mutamenti e l’arricchì della Vita dei compagni del Santo. Quella di Ricci non è altro che la nuova edizione del Bacci, accresciuta fino a comprendere una raccolta di biografie dei padri e fratelli laici della prima generazione filippina. Vita di San Filippo Neri fiorentino fondatore della congregatione dell’oratorio e dè compagni.

Questa vita fu poi stampata più volte negli anni successivi e da queste prende spunto anche Alfonso Capecelatro (Marsiglia, Francia 1824- Capua 1912), La vita di San Filippo Neri. Lavorando assiduamente presso l’archivio di Montecassino e presso la biblioteca dell’oratorio di San Filippo, il Capecelatro compose i suoi primi lavori storici. Appagando un antico desiderio, decide di dedicare un libro ai suoi cari fratelli filippini dell’oratorio di Napoli;

il Libro che dedico a loro deve di ragione essere, ed è, questa Vita del dolcissimo Padre loro e mio, Filippo Neri. Lo scrissi, quando me ne vivevo nelle benedette mura della Casa di questo Santo”.

Il Capecelatro sottolinea la differenza tra gli scrittori del XVI secolo, che appena toccarono o del tutto omisero le attinenze tra la vita del Santo e la storia ecclesiastica e civile del tempo; considera il suo libro troppo allargato in considerazioni ascetiche, in raffronti storici e in fatti, che appartengono più alla chiesa universale che al Santo.

E’ tra le sue pagine che incominciamo a trovare tracce scritte sulla presenza del Santo in Cassino:

“La terra di San Germano, dove si ridusse a vivere Filippo Neri nell’età di diciotto anni, è una piccola città addossata a un monte, e gli si apre dinanzi una fertile pianura. La bagna un fiumicello, non povero d’acque, che la feconda e rallegra del suo vario corso fin dove si perde nel Liri”.

Il Capecelatro trova sepoltura presso l’abbazia di Montecassino.

 

Di lui ancora scrive Cesare Baronio (Sora 1538-Roma1607) storico e religioso di Sora; laureato in giurisprudenza, venne inviato a Roma dal padre, ma contro il volere della famiglia entra nella Congregazione dell’Oratorio. Filippo Neri, avendone osservato il carattere, e temendo che diventasse troppo superbo, lo sottopose a dura disciplina, umili servigi manuali, specie in cucina; sempre nel film con Proietti è il cuoco dell’oratorio, ed alla fine sceglie di prendere la sua laurea appesa al muro della cucina, la taglia a metà e la utilizza come carta per insegnare ai bambini a scrivere.

San Filippo Neri incarica il cardinale Baronio di compilare gli annales ecclesiastici.

Nella deposizione al processo di canonizzazione di Padre Filippo, richiamando gli inizi della sua esperienza all’oratorio, il Baronio attesta:

“mi comandò ch’io parlassi dell’istoria ecclesiastica; replicando io che non era secondo il mio gusto, ma che ero più presto a trattare cose dello spirito (…) agramente mi insistè”.

Nel ringraziamento a Filippo Neri, posto a capo del IX volume (1598), quando ormai il Padre era morto da tre anni e il suo processo di canonizzazione era iniziato, Cesare Baronio afferma che il Santo gli conferisce esplicitamente l’incarico di “scribere annales”.

 

Della sua presenza nel nostro territorio troviamo traccia nel libro: La scuola del gran maestro di Spirito San Filippo Neri di Giuseppe Crispino (Rocca Guglielma 1639-Amelia 1721).

La chiesa Santa Maria Maggiore sita nel centro storico di Esperia, una volta Roccagugliema, ottenne il 5 febbraio 1677 l’aggiunta del titolo di San Filippo Neri a quello già esistente. Questo titolo fu voluto dall’arciprete Don Alessio Crispino e i fratelli Don Francesco e Don Giuseppe Crispino, in quanto si raccontava che San Filippo Neri “soleva fermarsi spesso ad Esperia durante i suoi pellegrinaggi da Montecassino a Gaeta”.

Ad oggi troviamo nel centro di Esperia, attaccato ad un muro, una raffigurazione del Santo su Mattonelle in cui l’autore Francesco Pelosi nel 25 marzo 1990, raffigura il Santo e riporta una scritta: “San Filippo Neri, (Firenze 1515-Roma 26.5.1595) sedeva in questo posto quando veniva a Roccagugliema, sec XVI, o glorioso Santo benedici Esperia e i suoi abitanti.

Ancora troviamo traccia tangibile della presenza del Santo in Esperia, nel libro Monografie storiche di Arce e Rocca d’Arce di Rocco Bonanni (1860-1928).

Riferendosi ad Esperia dice:

Nel centro vi è l’altra parrocchia di S. Giovanni Battista. La Parrocchia di S.Maria, aggiunse il titolo di San Filippo Neri, in ricordanza delle opere di vera pietà cristiana, che S. Filippo praticava in Roccaguglielma, come si dirà poi.”

Più recentemente nel libro S. Filippo Neri aneddotico di Oreste Cerri (1909-1996), troviamo tracce della presenza del Santo in Gaeta:

“Presso il porto di Gaeta, a quindici miglia circa da San Germano, si eleva a picco sul mare un monte chiamato Montagna Spaccata.

In cima a questo sorgeva un piccolo monastero tenuto dai Benedettini, con una chiesina dedicata alla Santissima Trinità.

Sul monte della Trinità, Pippo Buono saliva di quando in quando e in quella mistica solitudine egli contemplava le meraviglie che apparivano al suo sguardo: da un lato l’azzurro immenso del mare, dall’altro i dolci pendii dell’Appennino cosparsi di paeselli e casolari…come branchi di pecore pascenti”.

Dal Santuario della Trinità scendeva in quella del Crocifisso, dove, ricordando la passione di Gesù, si effondeva in calde lacrime.

Come fu detto, nei suoi devoti pellegrinaggi alla Montagna Spaccata, Filippo sentì la voce di Dio che lo chiamava all’apostolato”.

Della presenza del Santo della gioia in Cassino, se ne occupa Don Anselmo Lentini O.S.B. Memorie oratoriane, in Quaderni di storia e spiritualità oratoriana”, che evidenziò la sua presenza per circa due anni nella nostra città, in cui ebbe l’assistenza di un monaco di Montecassino, Don Eusebio da Eboli, patrizio napoletano. Questo ci fa pensare che frequentasse assiduamente il soprastante monastero.

Altrettanto spesso si recava alla Montagna Spaccata di Gaeta, alla Cappella della Trinità, annessa al piccolo monastero benedettino del XI secolo. Fu proprio durante una di queste soste che Filippo assunse la decisione irremovibile di darsi tutto e in ogni modo a Dio.

Circa il soggiorno a San Germano il Lentini, sulla scorta del Capecelatro e di ricerche personali ci fornisce qualche particolare importante.

E’ documentato che dalla nativa Firenze il padre, il notaio Ser Francesco Neri, lo mandò, diciottenne, a San Germano.

 La casa dello zio, in cui visse filippo, è andata distrutta con i bombardamenti del ’44, ma è certo che prima della guerra era un palazzo sito in Via Vittorio Emanuele, ora Via Enrico De Nicola, un palazzo sorto sull’abitazione dei Neri e poi ingrandito dalla famiglia Mascioli, ma la nuova casa non conservava più nulla delle antiche memorie. I padri dell’oratorio di Roma, coadiuvati da quelli di Napoli, avevano avviato delle pratiche presso l’Abate di Montecassino per ottenere dai Mascioli la concessione di tale camera, ma gli avvenimenti politici del 1860 avevano fatto saltare il progetto.

C’era però, in onore del Santo e fatta erigere dal proprietario una cappella al di sopra della stanza dove dormiva Filippo, al secondo piano.

Anche l’Abate di Montecassino, i sacerdoti e fedeli vi salivano di tanto in tanto a pregare. Si conservava anche, come reliquia, un mattone rettangolare di legno, con cui pare che Filippo chiudesse il foro attraverso il quale dalla stanza superiore si faceva scendere la lucerna per illuminare la bottega sottostante. Tutto perito con la guerra.

Non ci sono documenti che attestano per certo della visita del santo presso l’abbazia di Montecassino, ma c’è un’attestazione che si conserva in un’opera dell’Abate Costantino Gaetani, pubblicata nel 1641.

In essa l’autore assicura di aver saputo della visita di San Carlo Borromeo alla Badia, dall’Abate Sangrino e che San Carlo vi salì nel 1562 certamente su consiglio di San Filippo Neri, che egli “in questi luoghi attinse lo spirito delle sante virtù”.

Inoltre nel nostro territorio molte sono le testimonianze orali della presenza del Santo della gioia. Il parroco di Castel Onorato, originario di Coreno Ausonio ha raccontato alla pellegrina Carla Adipietro, che il luogo sotto la cripta della chiesa di San Michele Arcangelo ad Ausonia, da sempre viene chiamato “sotto a San Filippo”, tale fatto viene confermato dall’amico del Cammino Michele Cappelli e dalle persone anziane del luogo.

Ad un convegno il Sindaco Simone Costanzo, riporta che alcuni suoi conoscenti di Coreno Ausonio, ricordano un racconto antico in cui si parla della strada che da Sant’Andrea attraversa il valico della cisterna di Guercio e porta nella zona di Vallaurea; tale strada viene chiamata “la via di San Filippo”.

Sui passi di San Filippo Neri...nuovi racconti ci aspettano.

                                                                                                                                                                  Nadia Rossi